venerdì 17 luglio 2015

Nuovi Frankenstein di "Argilla"

Ero rimasta colpita da "Il bambino che si arrampicò sulla luna" e, in attesa di avere Skellig, ho pensato di prendere questo libro dello stesso autore.
L'inizio è un po' lento ma presto le azioni iniziano a coinvolgerti e ti ritrovi in una piccola, misteriosa e macabra faccenda da cui, sembra, non ci sia più via d'uscita.
In un romanzo per ragazzi sembra essere atterrato improvvisamente Stephen King, ok, uno Stephen King dalle tinte più tenui, ed aver aggiunto sussurri, buio, mistero, paura, religione, rituali, morte e sospetto.


Il giovane protagonista rimane affascinato dalle parole e dalle strane azioni di un ragazzo dal passato misterioso ed a dir poco inquietante appena arrivato in città e si ritrova complice in una creazione che sfida le "regole della Natura".

Come per Frankenstein, la materia morta prende nuovamente vita scombinando gli equilibri preesistenti e ribaltando possibile ed impossibile, vita e morte, sogno e realtà.
Come Frankenstein, la "creatura" sfuggirà sempre più dal loro controllo e inizierà a infestare le vite, i sogni ed i pensieri del piccolo protagonista.
Questo essere, completamente assoggettato ai suoi padroni e creatori, desideroso di compiacerli e fedele, arriva, per la scrittura magistrale dell'autore, a suscitare pena e compassione per la sua totale abnegazione e per la mancanza di identità. Sembra di immaginare le sue parole impastate di una voce argillosa e cavernosa pregare per essere comandato.
Bellissimo il punto in cui Ragazzo e Argilla girano, fianco a fianco, nel paesino notturno e il giovane protagonista mostra la vita umana descrivendone le caratteristiche a chi non le ha mai conosciute.

Continuo a fargli strada. Lassù in alto, il Queen Elizabeth Hospital è illuminatissimo.
"Questo è un ospedale Argilla. E' qui che sono nati molti di noi. Al principio siamo nulla, poi facciamo la nostra comparsa dentro le nostre madri e poi le lasciamo e veniamo al mondo.
Questo è anche il posto in cui molti di noi lasciano il mondo."

Al contrario di quanto era avvenuto con Frankenstein, in questo romanzo è il Male ad essere protagonista, ad aprire una finestra sul macabro e spettrale mondo "oltre" di noi, sulla magia, sulla morte, sul satanismo.
Io stessa ho trovato inquietante questo libro, e dire che mio padre era appassionato di film horror e mi ha cresciuto a pane, Shining e Piccoli Brividi, ma c'è un'ombra oscura che sembra far capolino tra i lampioni della buia strada dove si svolgono i fatti o nella misteriosa palude che allude ad una realtà lontana ed alle volte ciò che è lasciato intendere è assai peggio di ciò che vedi...
Si insinuano così nel libro riflessioni su grandi temi quali Dio e Non Dio, Bene e Male.
Ma come già suggeriva il commento in quarta di copertina: "questa volta, però, non ha un grazioso finale con redenzione. Il male è ancora là fuori".

Insomma, lo consiglierei a dei ragazzi? La domanda mi lascia perplessa.
Quello che spero è che chi decida di scegliere questo libro lo scelga perché già ha provato questo genere o ha già una maturità tale da poterlo affrontare e non rimanga attratta come me dal nome dell'autore o dalla bellissima copertina di Fabian Negrin,

"Ti ricordi quando ci dicevano che Dio era nel cielo, Davie? Tu l'hai mai visto?" 
Si tocca il petto. 
"Ricordi quando ci dicevano che l'avremmo trovato nel nostro cuore? Ce l'hai mai trovato? Mai? Veramente? Ha mai risposto alle tue preghiere?"
Faccio spallucce. Mi avvicino alla creatura.
"E in chiesa? L'hai mai visto camminare al tuo fianco sull'altare?"
"Ma..." dico.
"Se n'è andato. C'è solo il vuoto, Davie. Il vuoto, il silenzio, il nulla, per sempre. Forse era qui in passato, ma oggi, amico mio, è tutto uno scherzo".


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