mercoledì 29 giugno 2016

L'evoluzione di Calpurnia

Di giovani donne, di scienziate, del guardarsi intorno


Ho un piccolo terrazzo.
Un terrazzo che non uso molto, freddo e spoglio d'inverno e ricco di zanzare in estate; eppure e' un bellissimo terrazzo.
Ora e' incorniciato dai rincospermum in fiore, il lilla delle sedie e del glicine disegnato sul tavolo di ceramica brilla alla luce e le bandierine tibetane colorate che mamma ha voluto appendere danzano alla leggera brezza estiva.
La sera, da un po' di tempo, mi piace stare fuori.
Nell'ora del crepuscolo in cui dentro si deve iniziare ad accendere la luce, fuori e' ancora tutto tramonto.

Allora mi sdraio sulla vecchia e scrostata panchina e sto li', semplicemente.
C'e' un alto tasso i cui rami ondeggiano leggermente seguendo le lievi folate di vento.
Un'ora calma, eppure frenetica.
Ogni 10 minuti passa un aereo, riesco a sentire il rombo del motore molto prima di vederlo e mi saluta per molto ancora dopo essere scomparso dal mio orizzonte, lasciando una scia sonora. Se mi concentro riesco anche a vedere i colori degli alettoni ed i finestrini e forse addirittura a distinguere la compagnia aerea.
Gli uccelli svolazzano in apparenti giri caotici richiamando i compagni per cercare un posto per la notte.
Le rondini, cosi' leggiadre, mi sorvolano con le loro piccole code-timone facendo una gran confusione. Girano tutte insieme, puntini nel cielo, come formiche sul sentiero e poi ad un certo punto scompaiono tutte insieme e torna il silenzio.
Ogni tanto un gabbiano sorvola veloce il terrazzo con le sue grandi ali, sembra cosi' silenzioso e maestoso, passa e scompare.
Poi arriva l'ora dei piccoli pipistrelli venuti a cercare insetti nel giardino di fronte, passano cosi' bassi da spingermi presto a rientrare in casa.
Ma che emozione la prima sera che li ho scoperti!


Cara Calpurnia, non potevi capitarmi tra le mani in momento più adatto.
Anche tu guardi la natura, anzi tu la studi, la penetri nelle leggi e costanze.
Io sto li', e guardarla mi calma.

"Sono riuscito a prendere delle noci pecan sanissime e a farle fermentare ricavandone una cosa che grosso modo è pipì di gatto".
Rimasi a bocca spalancata.
"E qual è la lezione che possiamo ricavarne?" continuò.
Io me ne stavo lì, guardandolo a bocca aperta.
Disse: "La lezione per oggi è questa: meglio viaggiare con la speranza in cuore che arrivare in salvo. Lo capisci?"
"No, signore".
"Significa che dovremmo festeggiare il fallimento di oggi, perché è un chiaro segno che il nostro viaggio di scoperta non è ancora finito. Il giorno in cui l'esperimento ha successo è il giorno in cui l'esperimento finisce. E io trovo inevitabile che la tristezza di aver finito superi la gioia di essere riusciti".

L'evoluzione di Calpurnia
di Jacqueline Kelly

“Perfetto per i bambini affascinati dalla scienza: dai segreti delle diverse specie di animali, dell’acqua e della terra”
Nei prati riarsi della calda stagione texana, Calpurnia non può fare a meno di notare che le cavallette gialle sono molto, molto più grandi delle cavallette verdi. Perché? Sono di due specie diverse? Calpurnia ha sentito parlare del libro di un certo Darwin, in cui si spiega l'origine delle specie animali. Forse può trovare quel libro nella biblioteca pubblica? Sì, ma la bibliotecaria non glielo vuole mostrare. Poco male, quel libro si trova anche a casa sua: nello studio del nonno, il libero pensatore della famiglia. Accompagnata dal nonno e dal libro proibito, Calpurnia riuscirà a scoprire i segreti delle diverse specie di animali, dell'acqua e della terra. E scoprirà anche se stessa.

"Che cos'era di preciso un naturalista? Non lo sapevo, ma decisi che per il resto dell'estate lo sarei stata. Se significava soltanto scrivere ciò che vedevi intorno a te, potevo farlo. Inoltre, ora che possedevo qualcosa per prendere appunti, vedevo cose che non avevo mai notato prima".

                                                                       (Descrizione dal sito della casa editrice Salani)

giovedì 26 maggio 2016

Fortunatamente?

Fortunatamente oggi dovevo lavorare solo due ore,
Sfortunatamente sono dovuta andare a fare una supplenza.
Fortunatamente erano solo due ore,
Sfortunatamente non conoscevo per nulla la classe.
Fortunatamente sembravano buoni,
Sfortunatamente erano 25.
Fortunatamente sono stata avvisata che
Sfortunatamente proprio questa mattina ci sarebbe stata la prova antincendio!
Fortunatamente eravamo al primo piano,
Sfortunatamente non hanno più voluto lavorare.
Fortunatamente avevo con me il kit libri pronto soccorso,
Sfortunatamente e' suonata la campana d'allarme.
Fortunatamente la prova e' durata poco,
Sfortunatamente siamo tornati in classe dopo poco.
Fortunatamente avevo ancora il tempo per leggere
Perché fortunatamente hanno amato il libro
E fortunatamente sono andata a casa felice e contenta!

Si sa, i bambini sono in grado di fare le domande più insensate e darsi le risposte più improbabili, inventare stratagemmi e nuovi finali, arricchire storie e colorare racconti.
Abbiamo letto il libro due volte, il pubblico chiedeva il bis!
Alla quinta domanda 'Ma perché...?'
Ho detto: 'Questo può saperlo solo l'autore...'
E, detto fatto: "Caro Remy Charlip," scrivono i bambini della III C "abbiamo delle curiosità sul tuo libro".
Pur sapendo che una risposta non potrà esserci a questa lettera, almeno non da parte dell'autore è stato bello vederli così attivi ed appassionati e li ho lasciati fare.
Ed ora starà alla maestra, che ha parlato troppo presto, trovare il finale della storia...



'Fortunatamente', consigliato per lettori di tutte le eta', attenzione puo' creare dipendenza.
Come si legge dal sito della casa editrice Orecchio Acerbo: "Sottovoce, pudicamente, ricorda che nella vita non sempre è primavera. Ma anche che l'inverno non dura in eterno".

giovedì 19 maggio 2016

Ai bambini di oggi e ai bambini di ieri

Capita, alle volte, di leggere un libro, ascoltare una musica, vedere un film, leggere una poesia, e ritrovarsi, capirsi un po' di più; in quel momento, quell'opera entra nel nostro cuore e diventa parte della nostra stessa essenza.
Forse è proprio questa la magia più bella dell'arte, leggersi dentro.
Si sa che le la lettura segue delle fasi nel corso della vita, anche per i lettori incalliti e più appassionati, fatte di alti e bassi, di momenti più intensi e più pigri.
Per me questo è il momento di riscoperta della poesia, abbandonata dall'adolescenza, e del suo tenue ma efficace linguaggio.
Sono ben due le poesie che, sfogliando libri per ragazzi in questi giorni, mi sono saltate all'occhio, due poesie in cui mi riconosco, riconosco le mie origini e la mia essenza, due poesie in cui mi riconosco così tanto quasi da sorprendermi di come sia possibile.
Forse il supremo scopo dell'arte, come dell'amore, è quello di sentirci meno soli?

Cinquanta poesie scelte dalle "Rime d'occasione", scritte per chi le chiedeva, per qualche avvenimento particolare, per librerie o scuole, scritte da uno degli autori più importanti in Italia per bambini, autore di versi straordinari.
Molti lo riconosceranno per aver collaborato a "L'Albero Azzurro", programma cult della tv italiana per bambini. Qui potete trovare una biografia completa e poetica, come più gli si confà!
Si consiglia dello stesso autore: "Rime di rabbia" e "Mal di pancia calabrone", di cui spero di parlarvi presto!




21. Rima dei bambini in salita

Ci sono bambini burattini stanchi
Che vivono una faticosa vita
Per strada, nelle camere, fra i banchi
Sono sempre in salita
Ogni frase da dire è una montagna
Da scalare fra picchi e scogli sparsi
Ogni passo con pena si guadagna
Per loro camminare è arrampicarsi
Fatica per vedere, fatica per sentire
Pesa un quintale un foglio preso in mano
Durissimo studiare, difficile capire
Il mondo è ripido, scosceso e strano
Ma la salita fa le gambe muscolose
Loro non se ne sono mai accorti
Ma i burattini dalle vite faticose
Nascosti dentro hanno bambini forti
E tutti noi che siamo un po' il contrario
E il burattino è dentro, ben nascosto
Con loro abbiamo un modo straordinario
Per fargli prender aria, anche per poco
Facciamo qualche gioco
Che ci scambi di posto




La stupenda raccolta di poesie che ripercorre un anno, lo scorrere del tempo, le stagioni ed i vissuti emotivi, trova una forte combinazione tra Giusi Quarenghi, scrittrice di grande qualità e vincitrice del Premio Andersen nel 2006, e Chiara Carrer, a mio avviso una delle più brave illustratrici italiane del momento.
Come sottolinea l'editore, si tratta di un libro delicato e forte nello stesso tempo, fatto per ammaliare e insegnare la bellezza del vivere più profondo e semplice.




Quand'ero piccola io so che piangevo
Ogni volta che il sole era al tramonto
Non volevo lasciarlo andar via
non ero sicura che sarebbe tornato
Così piangevo, per farlo restare
Con la mano sulla porta del mondo
sul bordo del monto sull'orlo del mare lui mi guardava e spariva.
Ma che sarebbe tornato lui lo sapeva.
Per me ci sono voluti mille tramonti
mille e poi ancora uno, due, forse più di sei


Forse solo chi mi conosce intimamente può capre quanto profondamente e realmente queste poesie, scovate per caso, mi possano toccare e rispecchiare, ed è bello, oggi, a 26 anni, sapere che qualcuno è riuscito a scriverne ed a comunicare quanto io da una vita cerco di fare, con molta difficoltà.
Questi versi mi portano ad immaginare una bambina un po' triste, dalla natura forse un po' malinconica, o forse solo un po' spaventata, in una calda sera d'estate che mi saluta dolcemente seduta sugli scogli. Dietro il mare, un mare calmo, accogliente, un mare che riflette un mesto tramonto, uno dei mille e mille ancora, prima di credere che il sole sarebbe tornato domani.



mercoledì 11 maggio 2016

Natura e calligrammi

Questo sarà un post atipico perché non legato ad un libro in particolare ma ad un'esperienza che ho proposto in classe, ispirata da tanti libri che, lontano e vicino, mi hanno lasciato qualcosa.
Le parole, quale magia...
e quale musica dalla loro combinazione!
Le parole sono come dei tasselli di puzzle che si lasciano usare per giocare; è allora un nostro diritto ed un nostro dovere giocare con le parole, non lasciarle lettere morte sul foglio.
Molto tempo nel mio lavoro quest'anno è stato dedicato alla lettura, molto meno alla scrittura creativa ed all'espressione di sé attraverso questo strumento; per questo sono rimasta particolarmente colpita l'altro giorno dopo aver proposto l'attività di comporre un calligramma libero.
Con un pizzico di timore, quello che incontriamo con le cose nuove, in questo spazio per me ancora poco esplorato, mi sembra, ci sia ancora molto spazio per meravigliarmi!

Il calligramma è una poesia costruita come un'immagine, in cui le scritte realizzano un disegno che è poi il soggetto stesso di cui parla la poesia.
In questo spazio di calma e rilassata creatività, in un clima costruttivo, mi sono persino potuta permettere di rilassarmi un attimo, respirare, ed anche io mettermi in gioco con loro...se gli insegnanti non giocano per primi seriamente, mostrando il cammino, da cosa possono loro prendere esempio?


Calligramma "Le nuvole" (Elisa, classe V)

Le nuvole corrono come agnellini candidi e teneri,
mentre la mamma piange per la disperazione 
e fa scatenare un'alluvione.
Dopo aver fatto pace, 
tutto tace,
mentre spunta un arcobaleno
che rallegra tutto il sereno!


Calligramma "Stella" (Viola, classe V)

Stella brillante e luminosa,
splendi nella notte e la tua luce si riflette nell'oceano,
emani calore e luce nelle oscure tenebre.
Di giorno scompari
lasciandomi solo il ricordo della tua brillantezza eterna nella notte scura.


"Foglia d'autunno" (Calligramma di una malinconica maestra anonima)

Foglia d'autunno, prendi coraggio, 
ti stacchi dal ramo e inizi il tuo viaggio.
Un viaggio di vento
che ti porta lento,
ti porta lontano
sulla mia mano. 
Ti posi qui, come farfalla,
farfalla d'autunno,
farfalla che balla. 
Danza nell'aria come poesia,
un'aria che, piano, ti porta via.
Pian piano si spoglia
l'albero fino all'ultima foglia.
Ultima lacrima,
rimane nudo,
fino al prossimo manto,
fino al prossimo anno.




lunedì 9 maggio 2016

Di scioperi non autorizzati: The day the cryons quit

Sono della generazione di Toy Story e questo libro non poteva non colpirmi.
Quando ero piccola, ma non troppo piccola, uscì nelle sale un film che ha cambiato la mia infanzia e la mia relazione con le cose, in particolare con i miei giochi; una relazione che si è fatta a volte morbosa!
Quel maledetto film mi tornava alla mente ogni volta che sceglievo un pupazzo per giocare e immaginavo le facce tristi degli esclusi, ogni volta che per un po' di tempo non usavo un gioco e temevo si sentisse abbandonato, perfino mi era proibito pronunciare la parola "preferito"!
Insomma, per non ferire i sentimenti di nessuno, mi forzavo di utilizzare una sorta di calendario di turni di gioco, per far muovere tutti dalla propria posizione, cercavo di riservare parole carine ad ognuno di loro (e soprattutto non mi facevo fregare quando mi facevano la domanda proibita con "preferito" e restavo sul vago!).
Per un periodo ho avuto tutto abbastanza sotto controllo, ma il problema vero è arrivato quando ho dovuto iniziare a selezionare cosa tenere e cosa dare via di quei giochi che ormai non usavo quasi più.
E lì è iniziato il dramma!
Ci sono voluti anni per scrollarmi di dosso quel senso di responsabilità che Toy Story mi aveva fatto nascere, e che forse non è ancora del tutto estirpato (basta guardare nello scaffale più in alto del mio armadio...) ed ora mi ritrovo in mano questo libro che avvalora questa teoria: anche gli oggetti hanno dei sentimenti!
Ovviamente, lo so, si tratta solo di una storia, ma se fosse così?
Allora la storia si moltiplicherebbe e si potrebbero inventare infinite storie, infinite trame ed infiniti personaggi, ognuno con il suo carattere ed ognuno, magari, con qualche appunto e rimprovero da fare, in uno spassoso gioco, come questi impertinenti colori che un giorno, così di punto in bianco, decidono di tirar fuori tutti i problemi accumulati!
Il mazzo di tulipani in salotto mi potrebbe scrivere: "Cara Silvia, lo so che siamo stati un dono molto gradito e che ti ricordiamo un piacevole evento, ma dopo quasi dieci giorni, non credi sia il caso di lasciarci riposare un po'? Siamo stanchi di stare in piedi tutto questo tempo e non abbiamo più il bel colore giallo accesso dei primi giorni, non vogliamo farci vedere giù!"
E magari potrei ricomporre tutte le storie e tutti i desideri in un bel disegno, come fa Duncan nel libro, e finalmente riuscire ad accontentare tutti in un dolce lieto fine!

Quando un libro colpisce dritto al cuore e poi resta nella testa e ci torni a pensare e ci torni a sorridere...
Il libro è in inglese e sono ancora indecisa se approntare una rapida traduzione per poterlo proporre in classe o provare a leggerlo direttamente in lingua e vedere cosa ne viene fuori, credo che potrebbe essere, anzi, un modo divertente di fare una lezione in inglese diversa e ritrovare molti termini che loro già conoscono.
Vi terrò aggiornati ;)

martedì 5 aprile 2016

Canti dell'attesa

Attesa,
c'è chi attende la primavera, chi attende tempi migliori, chi attende un amore.
Un amore che cresce in simbiosi con la nostra vita, l'attesa di una nascita.
Anzi, di una nascita e di una rinascita.

Non sono ancora mamma, ma sono tanto figlia, e se oggi ancora, dopo 26 anni, i suoi occhi brillano nel ricordo della mia attesa posso solo provare ad immaginare che emozione dev'essere stata e che cambiamento di vita!

Così, ho deciso di omaggiare il nuovo inizio di questa primavera,
uno sbocciare profumato di gemme che erano solo nascoste ai nostri occhi distratti e che eppure erano lì, in essere, tutto questo tempo, aspettando solo il momento giusto per fiorire, con l'inizio di tutti gli inizi, lo sbocciare di tutti gli sbocciare, la nascita di una nuova vita.

Un processo primordiale tra i più misteriosi ed affascinanti del mondo, anzi dell'universo, che si svolge proprio sotto i nostri occhi, dentro i nostri corpi, ignari e pronti ad accogliere la grande novità.

Molti libri "per bambini" sono stati scritti forse più per mamme che per bambini sull'attesa;
libri che possono cullare e cadenzare l'attesa di queste mamme e bambini in divenire come tenere ninne nanne.
Quale dono più grande si potrebbe far loro se non regalare un caldo abbraccio di parole e colori?

Tra i tanti libri, quelli che io regalerei/mi regalerei sono:

"Canti dell'attesa"
con le stupende e delicate ventuno poesie di Sabrina Giarratana accompagnate dalle evocative illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini, che con la luce, quella del suo nome, dipinge bianchi fondali (e quale colore più del bianco indica la nascita?)
Canto della pazienza
Ci vuole tempo, tempo per fare
l'opera è grande, devo aspettare
ci vuole un lungo lavoro attento
perché si arrivi a compimento
ad aspettarti io sto imparando
e sarai tu che decidi quando
devo lasciare la porta aperta
la mia pazienza è una scoperta.




"La prima volta che sono nata" di Cuvellier e Dutertre.
Se proprio volete far commuovere le neo-mamme, o anche le mamme di tutte le età, o anche le figlie di tutte le età! 
Insomma, non ci si può non commuovere con quest'albo illustrato, o meglio si può, uno degli aspetti belli di questo libro è che ha tantissimi livelli di lettura, così, come poi è quasi sempre, un adulto lo leggerà in modo sicuramente diverso da un bambino; in questo caso, questo è veramente un libro per tutte le età, farà sorridere la protagonista, che i giovani seguono in una sua così naturale esplorazione della vita.
Vita che muta in continuazione, in un'infinità di prime volte, fino alla seconda nascita, perfino più profonda e sentita, quella in cui guardiamo il volto di chi prima sentivamo solamente in noi. 





"Crescendo" di Alessandro Sanna, un magico racconto silenzioso, tra le pagine, ed accompagnato dalla musica di Paolo Fresu.
Un racconto per immagini, un diario dell'attesa, che di settimana in settimana porta all'incontro più importante.
Delicati fotogrammi di un corpo che muta in silhouette.
Veramente essenziale e toccante allo stesso tempo grazie agli acquerelli del bravissimo Alessandro Sanna e ad un'intuizione semplice ma estremamente efficace e ricca di meraviglia.
Mi dispiace se con le parole non riuscirò a comunicare quanto vorrei, ma a volte le parole non servono.
Grazie 




domenica 27 marzo 2016

Liberi tutti!


Poco tempo fa ho scoperto il bellissimo albo illustrato di Arianna Papini "Liberi tutti!"
L'ho sentito leggere ad una giovane libraia, leggere ed emozionarsi.
Con gli occhi ci guardava e con la voce delicata raccontava i No ed i Sì del libro e sembrava che alla fine tutto sarebbe davvero andato bene, a prescindere da quanto ci saremmo preoccupati e di quanti pensieri avremmo caricato piccoli gesti, piccole esperienze. E con il suo fare materno ed accogliente io stessa mi sono sentita accolta, nel mio bisogno di libertà, di sperimentare, di correre, di giocare ancora a nascondino nel parco, ed allo stesso tempo, inaspettatamente, nel mio bisogno di sentirmi sicura, di controllo, di essere preparata per ogni evenienza.
Fiducia.

Non so spiegare se mi sia innamorata del libro, della sensazione, della melodia della sua voce; certamente tutto era già lì, dentro quelle pagine, dentro le poche parole, dentro i colori e le immagini scelte dall'autrice, perché se è vero che un libro è scritto solo per metà, un bravo lettore riesce a impastare quanto ha tra le mani, amalgamarlo bene con tutte le sue esperienze, condirlo con tutta la passione, valorizzare ogni leggera sfumatura tra le righe e darlo in pasto a chi ascolta che potrà prenderlo e cullarlo nel petto, se in lui risuona.
Ed in me ha risuonato.

Ha risuonato alla me bambina con una mamma tanto affettuosa quanto timorosa, alla me che si ritraeva ed alla me che vibrava di curiosità, alla me che ubbidiva sempre ad alla me che si ribellava.
Ha risuonato alla me grande ed alla parte di mia madre che porto in me, quella che a volte vede tutto difficile e che poi si sorprende per le piccole cose, ed alla parte bambina che porto ancora in me.
Ha risuonato alla me responsabile di altre persone, di altri bambini ed al rapporto, a volte difficile, con la mia professione, l'insegnante. Al mio occhio ansioso quando li vedo agitarsi, al mio orecchio teso quando li sento alzare la voce, al mio cuore veloce quando qualcosa esce dal normale.
Fiducia.
I bambini sanno cosa fare?
E noi?