lunedì 30 novembre 2015

Vorrei un tempo lento

Vorrei un tempo lento lento

Vorrei un tempo attorno per fare un po' di tutto e crescere ogni giorni, prima fiore, poi frutto.

Per leggere il titolo devi respirare.


Non puoi leggerlo veloce, tutto d'un fiato, i bambini non ci cascano, ridono e ti smascherano!
Tu che leggi, non vuoi un tempo solo lento ma lo vuoi lento, lento;
è quel secondo lento che ti frega, che ti invita: 
"Aspetta, non aprire ancora il libro, assapora la parola ancora un po'..."

E' il passo nel fango, è la corsa sulla sabbia,
è il lasciapassare per entrare nel mondo del tempo sospeso, una bolla tra tempo e sogno in cui è possibile riposare.
Un libro che non puoi leggere di fretta ma da gustare come una caramella, piano piano, lento lento in tutti i suoi dettagli.

Su un'amaca di versi,
cullato dai colori,
qui e non qui,
tutto il resto fuori!





"Vorrei un tempo lento lento" compie un anno in questi giorni.
Edito nel novembre 2014 da Lapis edizioni.




lunedì 23 novembre 2015

Toccare il cielo con un dito

Una domenica diversa,
nella calda e accogliente Città del Sole Esquilino,
le mie dita passeggiano libere tra morbide suggestioni e ruvide superfici.
Provo a chiudere gli occhi e dare vita ad un paesaggio, ad una storia;
le mie dita ballano e da tanto non sentivo le mie mani così vitali.

Varco un confine, quello del consueto,
e mi ritrovo in un fascinoso mondo di carta ma anche stoffa, plastica e fili di vento di lana.

Leggere con le dita,
non solo per ciechi, essendo pure un'ottima occasione di integrazione, ma fornendo un diverso approccio ed una diversa visione di libro.
Un libro sempre più "naturale" che richiama il nostro primitivo, un libro che non necessita neanche troppo di una mediazione linguistica, in cui la storia si crea sotto la pelle e dentro la pelle più che nella testa e sulle labbra.
Un libro che lascia moltissimo spazio all'istinto.

E tutto può creare un libro tattile, tutto può creare una storia, e tutto può essere rappresentato, anche un temporale estivo, basta rispondere alla domanda "Come?"
La risposta non sempre è semplice, come ho potuto sperimentare sulla mia pelle nel laboratorio, e richiede un cambio di prospettiva radicale, un processo di semplificazione e concettualizzazione, un fidarsi ciecamente che, forse, per noi grandi, risulta ancora più innaturale.
A volte, le cose semplici sono le più difficili.

Alla domanda ha risposto, raccontando con passione la sua esperienza ai bambini, Gioia Marchegiani, grande illustratrice e donna di grande tatto.
Quello che ho visto, anche a scuola, è che i bambini amano sapere da dove vengono le storie che gli saranno lette, così come amano sapere da dove proviene il libro che stringono tra le mani e che percorso ha seguito per essere proprio così com'è, un percorso, che non è fatto mai da un libro solo ma dai nonni e gli avi di quei fogli che sono giunti fino a loro.

Un racconto di un dietro le quinte appassionante e affascinante in cui nulla è lasciato al caso e che soltanto una intelligenza vivace e capace di mettersi in discussione intraprende.

Un libro che insegna ai bambini il rispetto per un materiale delicato, il valore delle scelte, il porsi domande, la ricchezza della diversità.
Una storia che insegna il valore dell'amicizia e della fantasia, con soluzioni inedite.

E poi tutti con le mani in pasta, anzi in carta, a ritagliare, incollare, discutere, provare e riprovare per per creare la nostra illustrazione tattile.

Un laboratorio ed un'esperienza, in grado di toccare realmente nel profondo il bambino, e non solo, permettendogli di sperimentare uno sguardo alternativo.Un laboratorio che mi riprometto di portare con me in classe.

Una volta fuori la città sembrava ancora di morbida stoffa, i palazzi di carta vetrata, le vetrine di stagnola, le nuvole d'ovatta ed il cielo di velluto.






Il libro tattile "Una storia che sale molto in alto" di Gioia Marchegiani ha partecipato al concorso "Tocca a te", promosso dalla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi per stimolare la produzione di libri tattili per l'integrazione tra vedenti e non vedenti, ed è stato premiato tra i cinque finalisti.

 





venerdì 20 novembre 2015

Un leone a Parigi

Non sono mai stata a Parigi.
Un anno ci sarei dovuta andare, poi niente.
Ho visitato tante città europee ma Parigi mi manca.
E proprio per questo dentro me è intatta l'idea immaginaria di questa città, un'idea costruita come un grande collage da film, libri, cartoni, racconti, foto. Una grande mappa di carta riciclata con post-it qua e là, qualche vecchio ritaglio anni '20, un Topolino che fa capolino dal bordo, il volto di Amelie, l'immagine di un Cafè, i tetti spioventi, una foto di mia cugina da Piccola sulla Tour Eiffel.
Visitando una città, questa, inevitabilmente, perde la sua nuvola di magia e di sogno e l'immagine fantasiosa che per tanto tempo abbiamo custodito e costruito si va a sostituire con una più nitida realtà, palazzi veri, case vere, strade vere e persone vere, proprio come in tutte le altre città, proprio come qui a casa mia.

In questi giorni vedo tante immagini di Parigi, immagini che stridono con la mia mappa del cuore, lasciandomi perplessa.
In una visita in biblioteca mi capita tra le mani un albo illustrato che credevo aver dimenticato, e all'improvviso la fantasia romantica ritorna e ritorna sulle ali delle stupende immagini di Beatrice Alemagna e riconosco le vetrine che ho immaginato, i vicoli che ricordavo, ed una nuova parte del mio collage inizia a riformarsi e a venire alla luce.
Questa è l'immagine che voglio ricordare, questa l'immagine che voglio trasmettere di Parigi.
La città va avanti.

Il modo unico di illustrare di Beatrice Alemagna, che può sembrare spigoloso e sproporzionato, lascia il giusto spazio all'osservatore di leggerlo secondo le sue immagini e di immergersi nella storia.

Una storia un po' malinconica, di ricerca, di solitudine, di trovare il proprio posto.
Una storia di un leone, un leone a Parigi.
Un leone alle prese, anche lui, con il suo ideale della città, i musei, le cose da vedere e da fare,  una città in cui, invece, si sente solo e sembra quasi invisibile, fuori dal suo ambiente.

Finché cala la sera e con le luci romantiche riflesse nel fiume arriva una nuova atmosfera ed un nuovo cuore parigino.

Anche il leone riuscirà a trovare il suo posto, a sentirsi a casa, anche se non era quello che avrebbe immaginato o che noi ci aspettavamo per lui, al centro di una piazza, decide di fermarsi lì e farsi ammirare, fino a diventare una statua eterna.
Infondo, il bisogno più profondo è quello di essere visti.


Nei suoi libri Beatrice Alemagna trasmette tutto il suo amore per questa città.



venerdì 13 novembre 2015

Fuori fuoco

Fuori fuoco come un passante in una vecchia fotografia, sullo sfondo, scuro e sbiadito.

Risultati immagini per fuori fuocoChiara Carminati ci racconta, per una volta, la storia delle persone fuori fuoco della storia.

Le donne, i bambini, mentre i mariti sono a combattere, combattono altre guerre.
Guerre con il tempo, con la quotidianità sconvolta, con il paese dove si è nati che cambia volto, con la solitudine, la malinconia, la paura, con l'attesa.
La guerra di chi rimane e rimane solo.

Mia nonna non ha vissuto la prima guerra mondiale, neanche l'altra mia nonna. Entrambe hanno però attraversato la seconda, e leggendo questo libro le pensavo.
Pensavo a quante volte è stato chiesto a nonno di raccontare il fronte e quanto poco loro di raccontare la loro quotidianità di sfollate, di giovani donne, di pranzi, cene e colazioni da rimediare, di bombe, di freddo, di rifugi, di persone che hanno salutato per sempre.
Pensavo a queste storie perdute ed alla ricchezza che portano, a quanto sarebbe interessante studiare la storia partendo dal punto di vista dei "fuori fuoco".

Guardavo le foto del libro, che poi foto non sono, ma spazi rimasti vuoti e scuri che forse un giorno contenevano immagini così sfocate da essere gettate via, o forse istantanee andate perdute negli anni tra album, traslochi e cambi di mani, o forse ancora immagini da una pellicola bruciata dal sole in cui tutto ciò che rimane è nero e ricordo.
Infondo, non è importante che si vedano i palazzi, la casa, la foto di famiglia prima della partenza per il fronte, l'importante è che la storia sia stata raccontata. Ed attraverso le parole le immagini sorgono lentamente guardando lo spazio nero, proprio come emergono dal bianco quando si sviluppano in casa, prima sfocate e poi sempre più nitide.

Pensavo a quanto le foto fossero diverse da ora e preziose e ricordavo la storia di nonna che scelse per il giorno del matrimonio, non potendo avere entrambi, di farsi acconciare i capelli invece di avere una foto. Così, oggi guardo la sua foto fuori fuoco del matrimonio, come quelle del libro, e le sue parole mi permettono di vederla, lì, con la sua lunga treccia.

Tutto questo ho pensato, leggendo la storia di Jole, ed un sorriso mi è nato sulle labbra.

lunedì 9 novembre 2015

Chiara Tescione, la zucca, il topo, il bruco e la farfalla

Una piccola ape annuncia il suo arrivo e svolazza curiosa tra tutte le sue tavole per farsi riconoscere, quasi come in quei grandi libri di immagini in cui trovare l'intruso.
E l'aver scelto un logo, un marchio è una delle cose che mi ha colpito del lavoro di questa giovane ragazza di Roma, come simbolo del suo pensare in grande!
L'altra cosa che mi ha colpito è l'unicità delle immagini che crea, attraverso una tecnica chiamata Foto Illustrazione, che permette di raccontare storie immaginifiche e particolarissime e ci fornisce uno sguardo nuovo sulle cose.
Le sue immagini mi catturano e difficilmente riesco a togliermele dalla testa!
Ho deciso di iniziare proprio da lei questo percorso per affermare di nuovo la bellezza dell'unicità, nella vita e nell'arte.

E' stato molto piacevole chiacchierare virtualmente con lei e poter leggere le sue risposte a domande che erano prima di tutto mie curiosità. 

Chiara Tescione si racconta per Puntiamo in alto.


Ogni storia inizia con un C’era una volta raccontaci il tuo C’era una volta. 

Immagine di Chiara Tescione
Ero una piccola osservatrice del mondo, molto calma e serafica. Più che correre da uno scivolo all’altro dei parchi giochi ero una vera e propria “tester” di altalene che, con il loro dondolio, mi permettevano di esplorare angoli diversi dello spazio e delle persone, di formulare delle congetture, ripensarci subito dopo, e di nuovo disegnare altre immagini.


Che bambina eri? Che rapporto avevi con i libri?
Adoravo le favole. Conservo ancora la collezione di favole illustrate tascabili da cui, ogni sera con mia madre, pescavamo un libricino da leggere prima di andare a dormire.
Ah quanta tenerezza mi ha fatto il topolino di campagna quando è corso via a “zampe levate” dalla città per tornare alla sua vita di sempre, povera di prelibatezze culinarie ma ricca di piccole gioie e serenità! 
Quello era decisamente il mio libricino preferito; ero così affezionata a quel topolino che quando trovai il mio primo quadrifoglio lo riposi immediatamente lì dentro, al sicuro nel suo focolare, lontano dai mastini della città.

Quando nasce la tua passione?
La passione per il disegno ce l’ho da sempre credo; ricordo che quando ero piccola, prima di addormentarmi, disegnavo con l’indice della mano forme astratte sul mobile accanto al letto, naturalmente al buio.
Poi le nuvole… il cielo è stato un’immensa palestra della creatività; chi non si è mai fermato a cercare sagome di animali o mostri di vario genere sulle nuvole?

Che ostacoli hai incontrato?
Sono un’autodidatta. Ho ritagliato dei momenti di tempo tra un esame e l’altro dell’università ma non ho mai frequentato corsi di illustrazione per migliorare la tecnica.
Il mio più grande ostacolo è stata la mia paura da topolino di campagna per l’incertezza del futuro di una persona che dedica la sua vita a qualcosa di così poco tangibile…


Storie a colori


Che tecniche usi per realizzare i tuoi lavori? Come sei arrivata alla foto illustrazione?
La foto illustrazione è nata qualche anno fa all’università.
Mi trovavo ad una conferenza noiosissima quando ad un certo punto, dopo aver temperato la matita, riconosco una farfalla tra gli scarti temperati. Disegno due antenne sul foglio vicino alle ali, scatto una foto e la invio immediatamente alla mia amica e collega Valeria (molto presa anche lei dalla conferenza devo dire) che scoppia in una contenutissima risata.
Poi quando sono diventata pratica con i programmi di grafica del computer ho deciso di invertire i passaggi: oggi scatto prima la foto, poi elaboro un disegno (rigorosamente matita e penna bic), e infine coloro al computer utilizzando pennelli e fotografie che ho scattato in altre circostanze. “Fotografie per colorare?” Sì! In sintesi è tutto un fotoritocco!

Immagine di Chiara Tescione
Che storie racconti attraverso le tue immagini?
Con le immagini mi piace raccontare le persone; vorrei realizzare, almeno virtualmente, sogni inespressi, rappresentare le passioni di una vita, disegnare ricordi o desideri…

A cosa/chi ti ispiri?
Sono tanti gli artisti che ammiro e che seguo sia nel mondo dell’illustrazione che in quello della fotografia concettuale ma se dovessi sceglierne uno, Javier Perez è indubbiamente il mio guru indiscusso. 

Come nascono le tue idee? Nel sogno come Yesterday per Paul McCartney  o da quello che ti circonda?
Le mie idee nascono sempre da quello che mi circonda, poi passano dal sogno per diventare immagine.
Sono convinta che per essere felici bisogna innamorarsi delle “piccole cose” almeno due volte al giorno: quando il rumore del brecciolino sotto le ruote della macchina ci ricorda la strada di montagna dove ci avventuravamo con la vecchia “Fiat Tipo” di papà per cercare le more o quando trovi un bruco tra le foglioline del prezzemolo sul vaso in balcone…
E’ in momenti come questi che nasce l’idea.


Immagine di Chiara Tescione
Come una vedetta pirata



Se chiudi gli occhi, dove vorresti essere? Come vorresti realizzarti? Cosa vorresti realizzare?
Vorrei essere in qualsiasi posto che non ho ancora visto. Vorrei conoscere storie che non ho ancora conosciuto e vorrei trascorrere la vita a raccontarle a modo mio.
Speri di fare della tua passione il tuo lavoro?
Sarebbe moooolto bello!

Quali sono le cose che ti piacciono di più di questa attività e quali le criticità?
È una bella attività perché ti permette di lavorare con l’immaginazione e con la realtà insieme ma richiede un’enormità di tempo: per una foto illustrazione molto elaborata potrei impiegare fino a due giorni interi di lavorazione. Spero di riuscire a velocizzarmi con il tempo.

Ogni storia ha bisogno di un finale, tu qualche scegli?
Il bruco diventerà una bellissima farfalla o verrà brutalmente mangiato da un piccione?
Mi piace pensare che il bruco diventerà una bellissima farfalla e insieme al piccione (saziatosi di tutto il mio buonissimo prezzemolo) gireranno il mondo.


Ed ecco l'immagine che Chiara ha prestato per la copertina del mese di novembre per la pagina facebook di Silviapunto.



“Autunno, la stagione preferita delle principesse!”

Racconta il desiderio di ogni piccola principessa di vedere una di quelle zucche enormi comprate dalle nonne per cucinare i favolosi risotti o i tortini di ottobre, trasformarsi improvvisamente in una scintillante carrozza pronta a trasportarla in un mondo magico pieno di scarpette di cristallo.
Racconta anche l’immenso potere immaginifico dei libri che, soprattutto con gli occhi e con il cuore di un bambino, permettono di vivere vite parallele altrettanto intense e piene di emozioni.


Per vedere gli altri suoi lavori seguitela qui. 



sabato 7 novembre 2015

Alessandro Sanna: pennello e poesia

...pennello e poesia...

Le sfumature del cielo,
il suo riflesso nell'acqua che scorre placida.
Il rosa, il blu, il nero, il bianco
e tutte le sfumature nel mezzo.
L'atmosfera raccolta e speciale della sera;
la quiete di paesaggi sorpresi prima che gli osservatori si sveglino.
Il silenzio.
Silenzio che è sguardo attento e caldo, 
che è amore,
respiro.

Sfogliare un paesaggio.

Lo vedo cambiare sotto il mio sguardo.


"Quel ramo del lago di Como..."
Iniziava così e per anni mi è stato detto che il nostro sguardo veniva guidato come una cinepresa che lentamente si avvicina alla storia, come in un film.
Questo fa Alessandro Sanna nei suoi acquerelli, quasi cinematografici, ferma istanti, fa sorvolare la campagna, osservare dettagli e unisce il tutto creando una narrazione silenziosa, leggiadra ed emozionante, come in uno storyboard, come se si potesse veramente volare.

E nel farlo ci fa credere che tutto sia semplice, che tutto sia calmo.



Tra i miei illustratori italiani preferiti. Mi aveva rapito con il silent book "Fiume lento", Rizzoli, vincitore del premio Andersen del 2014 come Miglior albo illustrato.
Le motivazioni della giuria:
Per averci regalato, fra evocazione e rappresentazione, fra storia e natura, un ritratto vivido ed emozionante del fiume e delle sue storie.
Per un’opera commossa e commovente, solenne e vitale di altissimo valore espressivo.
Per disegni di assoluta e struggente bellezza, vibranti e incantati.





Attendo di innamorarmi di "Pinocchio prima di Pinocchio", orecchio acerbo editore,



Dall'intervista per Centostorie:
"Chi sono i tuoi illustratori preferiti?"
Alessandro risponde: 
"Pierino Matitone, Luigi Scarabocchio, Aldo di China, Nunzio Mezzatinta e Graziano Segnogrosso. Questi sono solo alcuni degli illustratori che stimo di più."