lunedì 13 luglio 2015

Iqbal non ha paura

La storia di Iqbal l'ho letta in un giorno.
Sono rimasta incollata al libro a leggere e all'ultima pagina ho sentito quella splendida sensazione di morsa allo stomaco, di vuoto e di pienezza.
Una sensazione che provo solo di fronte a storie avvincenti e credibili, commoventi e ben narrate, in cui tutto sembra filare e tutto sembra quadrare: 'sì, doveva andare proprio cosi'.
Quella sensazione che hai quando saluti un amico in stazione e sai che non lo rivedrai per molto tempo.

Anche questo libro l'ho conosciuto per caso, mi è saltato agli occhi tra gli scaffali della libreria e appena l'ho avuto tra le mani ho sentito subito il desiderio di iniziare a leggere.

Dietro la copertina leggo: dai 12 anni.
A me piacerebbe leggerlo in una mia classe quinta, sarebbe un bel lavoro sui diritti dell'infanzia e sicuramente un racconto avvincente che potrebbe appassionarli e affezionarli. Ma chissà il destino cosa mi riserverà...intanto posso sognare!


Il ritmo narrativo incalza e rallenta come una marea e il tono della mia lettura varia con lui. In alcuni punti ho smesso anche di respirare.
Un racconto come pochi, senza evidenti scopi educativi e divulgativi, senza la morale a fare capolino...una storia di due ragazzi, una storia semplice.

Una storia di coraggio, quel coraggio incosciente dei giovani che forse non ho mai conosciuto, un coraggio profondo che riesce a convivere con la paura.



'Un pomeriggio di due settimane fa, hanno bussato alla porta che da' sul nostro giardino. Qualcuno è andato ad aprire e sulla soglia c'era un ragazzino, tutto sporco e con le caviglie segnate dalla catena. Ha raccontato che lavorava in una tessitura di tappeti e che era scappato e che gli avevano detto che noi l'avremmo aiutato a denunciare il suo padrone.
E poi sai cosa ha detto?
Ha detto <io non ho paura>.
L'ho guardato bene: era Iqbal, te lo giuro!
Tre giorni dopo ne è arrivato un altro. E poi al mercato un bambino si è ribellato al suo padrone.
Ho visto anche loro: erano Iqbal.'

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