Evocando
La parola "evocare" risuona in me di antichi echi; corre e sguscia tra gli angoli delle pareti come fumo, sale dalla pianura come nebbia sollevando granelli luccicanti di polvere che si depositano, senza un rumore, dove è difficile vederli.
Rimangono lì,
silenziosi, a volte per anni, accucciati calmi in un angolo.
Poi basta poco per farli tornare a galla, come piccole bolle d'aria.
Ho sfogliato due libri, in tempi lontani e in luoghi diversi, due libri che non avevo accomunato, che avevo succhiato con gli occhi e lasciato depositare finché li ritrovo vicini e mi rendo conto che, per tutto questo tempo, erano rimasti dentro di me a maturare.
E solo allora mi accorgo che non erano solo la mia sensazione ed il mio ricordo ad accomunarli ma dividevano qualcosa di ben più grande, la stessa autrice.
Nell'uno, raccoglie a ritroso piccoli sassetti lasciati lungo il percorso, per ritrovarsi bambina.
Nell'altro, guarda in alto, cammina, spera, desidera, si conosce.
Figure delicate, metafore poetiche, che sfumano fino a scomparire.
Per un'immagine di donna sensibile, completa, che custodisce e culla teneri ricordi, che guarda, ancora, con occhi bambini la sua stella cadente.
Non c'è niente da fare, alcuni libri si comprano per i bambini, alcuni si comprano per sé.
Una frase, da Borges, che Mara Cerri ama:
" il libro è lo specchio d'ogni volto che sopra vi si china"

(dall'intervista per Alicenelpaesedeibambini)
IL TEMPO SI FERMA CON LE FORCINE
“I
capelli cresciuti sono il segno del tempo trascorso e quelli di mia nonna sono
capelli lunghi. Sono la sua vita grigia
che ha fatto le doppie punte e che lei raccoglie in testa con le forcine. Ferma
tutti i capelli nella sua crocchia,
a far più brevi le distanze tra i ricordi vicini e lontani…”
Da
Dentro gli occhi cosa resta.
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