lunedì 9 maggio 2016

Di scioperi non autorizzati: The day the cryons quit

Sono della generazione di Toy Story e questo libro non poteva non colpirmi.
Quando ero piccola, ma non troppo piccola, uscì nelle sale un film che ha cambiato la mia infanzia e la mia relazione con le cose, in particolare con i miei giochi; una relazione che si è fatta a volte morbosa!
Quel maledetto film mi tornava alla mente ogni volta che sceglievo un pupazzo per giocare e immaginavo le facce tristi degli esclusi, ogni volta che per un po' di tempo non usavo un gioco e temevo si sentisse abbandonato, perfino mi era proibito pronunciare la parola "preferito"!
Insomma, per non ferire i sentimenti di nessuno, mi forzavo di utilizzare una sorta di calendario di turni di gioco, per far muovere tutti dalla propria posizione, cercavo di riservare parole carine ad ognuno di loro (e soprattutto non mi facevo fregare quando mi facevano la domanda proibita con "preferito" e restavo sul vago!).
Per un periodo ho avuto tutto abbastanza sotto controllo, ma il problema vero è arrivato quando ho dovuto iniziare a selezionare cosa tenere e cosa dare via di quei giochi che ormai non usavo quasi più.
E lì è iniziato il dramma!
Ci sono voluti anni per scrollarmi di dosso quel senso di responsabilità che Toy Story mi aveva fatto nascere, e che forse non è ancora del tutto estirpato (basta guardare nello scaffale più in alto del mio armadio...) ed ora mi ritrovo in mano questo libro che avvalora questa teoria: anche gli oggetti hanno dei sentimenti!
Ovviamente, lo so, si tratta solo di una storia, ma se fosse così?
Allora la storia si moltiplicherebbe e si potrebbero inventare infinite storie, infinite trame ed infiniti personaggi, ognuno con il suo carattere ed ognuno, magari, con qualche appunto e rimprovero da fare, in uno spassoso gioco, come questi impertinenti colori che un giorno, così di punto in bianco, decidono di tirar fuori tutti i problemi accumulati!
Il mazzo di tulipani in salotto mi potrebbe scrivere: "Cara Silvia, lo so che siamo stati un dono molto gradito e che ti ricordiamo un piacevole evento, ma dopo quasi dieci giorni, non credi sia il caso di lasciarci riposare un po'? Siamo stanchi di stare in piedi tutto questo tempo e non abbiamo più il bel colore giallo accesso dei primi giorni, non vogliamo farci vedere giù!"
E magari potrei ricomporre tutte le storie e tutti i desideri in un bel disegno, come fa Duncan nel libro, e finalmente riuscire ad accontentare tutti in un dolce lieto fine!

Quando un libro colpisce dritto al cuore e poi resta nella testa e ci torni a pensare e ci torni a sorridere...
Il libro è in inglese e sono ancora indecisa se approntare una rapida traduzione per poterlo proporre in classe o provare a leggerlo direttamente in lingua e vedere cosa ne viene fuori, credo che potrebbe essere, anzi, un modo divertente di fare una lezione in inglese diversa e ritrovare molti termini che loro già conoscono.
Vi terrò aggiornati ;)

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